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Sulle pagine del sito che raccolgono gli accordi delle mie canzoni preferite, o delle tue canzoni preferite, o anche di brani che non piacciono proprio né a me né a te, ma sono lì siccome a qualcuno piacciono (eh eh), scrivo scherzosamente che Impossibile Da Dimenticare raccoglie i migliori accordi per chitarra dal 1764.
Questa data non corrisponde alla vera e propria nascita della chitarra. Lo strumento più antico ritrovato simile ad una chitarra ha 3500 anni ed è stato scoperto nella tomba egizia di Har-Mose e Sen-Mut, e a sua volta le radici vanno trovate nel setar persiano (Iran) e nella la citara; poi vengono i primi liuti arabi che erano montati con sole 4 corde di fili di seta (da qui la parola "Chahar" quattro e "Tar" corde da cui la parola araba Qîtâra dalla quale derivano kithára, citola e chitarra); da qui la chitarra medioevale a 4 corde, poi quella a 5 corde (quinterna dal latino "quinque" = cinque e dal persiano "tar" = corda; da cui guiterne e gittern), e quindi la chitarra barocca.
Ma il 1764 è la data chiave per la chitarra come adesso la conosciamo, siccome il 1764 è la data dello strumento più antico che sancisce il passaggio alle 6 corde. E siccome prima con 5 o 4 corde non ci potevano essere gli stessi identici accordi di oggi (tranne quelli di base, ovviamente, seppure realizzati in modo diverso), possiamo dire che raccogliamo i migliori accordi dal 1764... è una balla, ma dire da prima del 1764 sarebbe scientificamente e chiaramente una gran balla :-)
La chitarra più antica che conosciamo a 6 corde è la chitarra napoletana di Antonio Vinaccia del 1764.
E sì, possiamo esserne fieri, la prima versione di questo prezioso strumento che rallegra le nostre giornate è italiana (o meglio, a essere precisini, napoletana, visto che allora l'Italia unita ancora non esisteva), mentre dobbiamo invece ringraziare lo spagnolo Antonio de Torres per le prime chitarre che hanno condiviso con le chitarre odierne la misura del manico e della tastiera e la forma del ponte.
Le prime chitarre a sei corde
Alla fine del XVIII secolo i liutai napoletani furono i primi a produrre chitarre a sei corde: erano di dimensioni piuttosto ridotte, costruite in acero o legni da frutto. La chitarra napoletana più antica che conosciamo è del 1764 di Antonio Vinaccia. Lo strumento è interessante perché presenta quasi tutte le caratteristiche della chitarra moderna.
« Nell'Ottocento, l'arte della liuteria chitarristica aveva raggiunto, in Italia, un altissimo grado di raffinatezza: i Fabricatore avevano autorevolmente guidato a Napoli la transizione tra gli strumenti settecenteschi e quelli nuovi, a sei corde semplici, e i Guadagnini avevano acquisito, con la loro dinastia, in quel di Torino, un meritato prestigio» (Angelo Gilardino)
Subito dopo anche in Spagna la chitarra a 6 corde cominciò ad affermarsi soprattutto a Malaga e Siviglia. Anche in Francia, verso il 1820, fiorisce questa caratteristica grazie al liutaio René François Lacôte molto apprezzato da famosi chitarristi del suo tempo: Fernando Sor e Ferdinando Carulli. A Cremona, Carlo Bergonzi, attivo dal 1780-1820, costruisce alcune interessanti chitarre a 6 corde.
L'innovazione di Antonio de Torres Jurado
I primi strumenti costruiti da Antonio de Torres arrivati a noi sono del 1854 e hanno già tutte le caratteristiche della chitarra classica moderna. De Torres fu il primo a concentrare la propria attenzione sulla tavola armonica, aumentandone la superficie e disponendo il ponticello nel punto di massima larghezza. Dispose tre catene trasversali, due sopra e una sotto la buca; nella parte sotto il ponte si trovano sette raggi simmetrici disposti a ventaglio. Nel 1862 costruì una chitarra con fasce e fondo di cartone per dimostrare le sue tesi sull'importanza della tavola armonica e dall'incatenatura. Torres fissò le misure moderne del manico e della tastiera e la forma del ponte.
Christian Frederik Martin e la Chitarra Folk
Christian Frederik Martin, liutaio tedesco, dopo aver imparato l'arte della liuteria presso la bottega della grande famiglia di liutai Staufer a Vienna, nel 1833 si trasferì a New York da Mark Neukirchen e affittò un negozio (precisamente a Hudson Street 196) per la sua attività di rivenditore, grossista e importatore di strumenti, dedicandosi alla riparazione ed alla creazione di sue chitarre acustiche, strutturate secondo il modello Legnani di Staufer e con corde di budello.
Nel 1920 la liuteria Martin (con la nuova aziende a Nazareth, Pennsylvania nel 1838) cominciò a costruire chitarre con corde in acciaio, grazie alla forte richiesta dei musicisti Country. Questo aumento di tensione, dato dalle corde in acciaio, portò forti adeguamenti alla struttura della cassa, adattando la speciale incatenatura della tavola ad "X" già sviluppata verso il 1850. Questa incatenatura è ancora utilizzata nella maggior parte delle chitarre folk adesso in uso.
La chitarra elettrica
La storia della chitarra elettrica inizia quando si avvertì l'esigenza di uno strumento che avesse alcune caratteristiche proprie della chitarra (specialmente per quanto attiene alle modalità di esecuzione), ma che potesse suonare insieme agli altri senza esserne sovrastato dal volume di suono. Orville Gibson (Chateaugay, New York, 1856) era un abile liutaio specializzato in mandolini e chitarre. Sperimentò dei mandolini basandosi sulle progettazioni dei violini e dal 1890 applicò questa tecnica anche sulle chitarre, producendo strumenti a cassa arcuata e a buca ovale utilizzando corde d'acciaio al posto di quelle di budello per ottenere una maggiore potenza sonora, così che la chitarra non venisse sovrastata dagli altri strumenti nei complessi masse blues. Creò così l'odierna chitarra archtop.
Lloyd Loar, progettista alla Gibson dal 1920 al 1924, condusse i primi esperimenti mediante l'adozione di rilevatori in prossimità delle corde. Il concetto di chitarra elettrica deve però molto alle intuizioni di Adolph Rickenbacker, che nel 1931 realizzò il primo pick-up elettromagnetico ed iniziò ad applicarlo ai normali strumenti acustici, creando una chitarra lap steel chiamata frying pan guitar, in due modelli (A22 e A25). Nel 1935 la Gibson iniziò la produzione del modello ES 150, una chitarra semiacustica con cassa di risonanza, aperture a "f" sulla tavola e un unico pick-up, che ebbe molto successo.
Molti si cimentarono nella costruzione di chitarre elettriche, limitandosi di fatto ad amplificare il suono di strumenti acustici.
Fu Les Paul, chitarrista e inventore, il primo a sperimentare un modello originale, pensato per risolvere i problemi del feedback (effetto Larsen). Nel 1941 Les Paul crea nei laboratori Epiphone un prototipo, The Log: un manico di chitarra acustica attaccato a un blocco di legno massiccio su cui erano installate le parti elettriche, e ai cui lati erano fissati le due "ali" di una chitarra acustica a forma di otto. Les Paul la propose l'idea alla Gibson che la rifiutò.
Nel 1948 Leo Fender, tecnico progettista di amplificatori, fa ancora meglio con la Broadcaster, una chitarra con due pick-up miscelabili e con il corpo pieno in legno massiccio per annullare le risonanze indesiderate e aumentare il sustain delle corde, sviluppando il concetto di chitarra solid body. Le fasi di costruzione e assemblaggio delle parti che compongono lo strumento sono molto semplificate, di modo che si può automatizzare e produrre in serie, riducendo i costi. Il successo è enorme e la Broadcaster, divenuta poi Telecaster, viene prodotta dalla Fender ancor oggi.
Viene tutto quanto da Wikipedia; spero di non aver cannato qualcosa ma eventualmente mi correggerete...
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